C’è una ragazza che si sporge dal balcone di casa, a Wuhan, e nella notte illuminata dalle luci dei grattacieli chiede agli sconosciuti vicini di uscire e di far sentire che stanno bene.
A distanza di due mesi, in Italia, si cerca di imitarla con una iniziativa governativa o simile, e l’iniziativa si ripete per una settimana, tutti i santi giorni, per chiedere alla gente di stringersi in un abbraccio virtuale. Tutti a gridare che andrà tutto bene, a cantare l’Inno di Mameli, suonare uno strumento, ballare una polka, che altro?
E dovrebbe essere la stessa cosa? Da una parte una ragazza sola, effettivamente triste e angosciata per la sua condizione, che chiede conforto a chiunque possa rispondere e farla sentire meno sola, dall’altra una iniziativa nazionale, spinta dal governo e da una pletora di pseudo-artisti. E questo fa veramente sentire gli italiani meno soli? Meno depressi, meno disperati? Perché te lo dice il Presidente del Consiglio e Fiorello, che cantando Fratelli d’Italia, troverai i fratelli che non sapevi di avere?
Io sento solo che quando questa emergenza finirà, e quindi direi in meno di un mese da oggi, non sarà cambiato nulla nel animo delle persone, perché il cuore non è scemo e non si fa abbindolare in una cerimonia di piazza ordinata in TV o su un social.
Credo che sia e me ne rimarrà solo, l’ennesimo tentativo, riuscito, di addormentarci con dei buoni sentimenti acquistati a buon mercato, illusi di poter fare delle manifestazioni spontanee all’interno dei severi paletti del #restate a casa.
Non solo, perché, alla terza manifestazione della serie si arriva a chiamarla Flash mob! Flash mob? Il flash mob è per ovvie ragioni di termini una “mobilitazione fatta in maniera veloce e inattesa”; questa è una mobilitazione di persone che non si trovano in nessun posto in comune e, che non può dirsi flash se è conosciuta da tutti con due giorni di anticipo.
Ma l’uso delle parole flash mob non è casuale, ha un’utilità comunicativa: serve per far sentire la gente ancora più illusa di essere libera di muoversi, di agire, di fare come si vuole. Ma l’ho detto, è un’illlusione. L’ennesimo sfruttamento dell’intelligenza dei topolini in gabbia perché si illudano di stare usando il proprio cervello.
ammetto che a marzo fui molto ottimista sulla data di fine emergenza. Siamo a fine aprile e, nonostante si parli di inizio fase 2 per il 4 maggio, il clima sociale non è cambiato. Continuiamo ad attendere
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